Ti saluto America di Mariolina Eccher Zanella
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Ti saluto America con la mia voce d’Europa
con il corpo ed il pensiero di un continente
che ti fu madre e padre stupito
che fu sposo inebriato alla tua verde carne offerta
che ti fu assassino negli occhi d’oro di Montezuma
e stupratore alla tua innocente bellezza.
Secolari maree dell’Atlantico hanno levigato le tue radici
hanno cristallizzato i piedi dei tuoi scopritori
hanno fatto di te il gigante del grande occhio possente.
La ricca geometria della tua terra
consegna il corpo in due oceani golosi di dollari e di potere.
Cemento verticale cresce come ameba divorante
nelle tue lunghissime braccia.
Ingiusta America con la faccia gemella del tuo sud.
Foreste d’ossigeno e arterie di fiumi.
Fu civiltà viva l’arcobaleno che stringe la pietra inca
fu piaga e fucile il tuo schiavo, divorata la freccia india e la penna.
Ed è urlo di uomo questo immenso spazio
ed è tuo il dito che spalanca l’ombrello atomico nel cielo.
Come astri brillano le cellule smembrate di Whitman
il poeta della tua forma.
A quale uomo giusto fu consegnato
il dubbio della decisione e della salvezza
dove ora condivide la sua calda carne con la terra del futuro
quale riposo eterno gli è stato concesso
quale vivificante resurrezione .
Ingiusto uomo del pianeta.
Abbiamo cantato tutte le conchiglie e i minerali
e tutti gli uccelli del cielo
e tutte le specie degli esseri viventi
e abbiamo cantato la speranza
e abbiamo contagiato la sciagura e l’orrore
e abbiamo ucciso la saggezza
ma inevitabile corre l’acqua della terra
verso il punto fermo della vita.
Lucente Rio Negro,Urubamba impetuoso di tropicale calore,
Rio delle Amazzoni primogenito
la bellezza cambiò nome e divenne fiume
e violenza di sapore nei frutti
e si confuse la giada peruana con tutti i verdi della terra
e lievito di sole diede il rosso iniziale al fiore del banano.
Magica Puno, il tuo carnevale è un girotondo dell’universo.
Pietra sacra al Condor.
Si asciuga la pioggia sul mio corpo
si confondono i secoli suddivisi nelle razze e nelle religioni.
Crudele e forte l’uomo, sempre eguale al suo modello.
Dubbio ancestrale, carne nelle arterie,
qui mi inginocchio e qui si fa chiaro,
qui termina il buio del cuore
qui il tempo di tortura nella spietata ricerca.
Tutto si apre e risplende, tutto prende forma e luogo.
L’agave quando fiorisce muore
e la notte originaria si spalanca sull’alba dell’anima mia.
Nascono fiori menti nell’orchidea selvaggia
un fiore si fa lampo e si snoda nello strisciare del boa
capovolto e inservibile lo scorpione ucciso.
S’invola dall’altezza del tempio l’attimo della mia chiarezza
e si stabilisce l’ordine delle mie solitudini
perfette come giri di pianeti
liane aggrappate al cielo
dove ferme stanno le iniziali della mia genesi.
POSTFAZIONE:
Non capita a tutti avere in famiglia una poetessa.
La scorsa domenica dopo pranzo abbiamo potuto riascoltare questa bellissima poesia ,scritta dopo un viaggio in America. Non sono mancati aneddoti e imprevisti che ci hanno fatto sorridere.
Ne approfitto per invitare due nostri amici alla lettura, pronti a partire in viaggio di nozze proprio in quelle terre.